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Solfiti nel Vino

Solfiti nel vino, Regolamenti e Biologico

Fra i vari elementi costitutivi dell’uva c’è ne sono alcuni che servono a regolare la fase della fermentazione e poi della sua conservazione. Fin dall’antichità, per prolungare la conservazione del vino e consentirne la sua distribuzione anche a grandi distanze si usavano tecniche diverse; come addizionarlo con resine, spezie o erbe le quali però sfalsavano il gusto originario del vino. Circa 200 anni fa, è stato scoperto che durante la fermentazione si sviluppano naturalmente dei solfiti, (max 10 mg lt) i quali hanno la funzione di proteggere la fermentazione stessa da attacchi batterici e poi una volta incorporati nel vino ne aiutano la sua conservazione. Una volta scoperto questo processo il passo successivo è stato quello di aumentare (aggiungendoli) la quantità di solfiti nel mosto. 

Questo ha fatto si che è stato possibile ottenere dei vini conservabili anche partendo da uve di scarsa qualità. I solfiti in quantità elevata sono però dannosi per la salute, perciò il legislatore ha fissato un limite massimo alla loro quantità nel vino: 160 mg/lt sui vini rossi 210 mg/lt sui bianchi. Nel vino in commercio normalmente non si arriva a questi limiti, ma comunque, quasi in tutti, ben sopra i 100mg/lt anzi, nei vini di bassa gradazione alcolica e in confezione economica, la quantità di solfiti arriva quasi al massimo consentito.

Nei nostri vini Bio la quantità di solfiti mediamente è di 40-50 mg/lt nei rossi e 80 mg/lt nei bianchi.

C’è da aggiungere che attualmente, pur con tutta la tecnologia a disposizione, il vino senza solfiti aggiunti non lo si può produrre con tutte le varietà di uve, e nemmeno su tutto il volume di una certa varietà, perché bisogna selezionare solo i grappoli migliori, e in qualche annata può essere impossibile. 

UN VINO SENZA SOLFITI AGGIUNTI E’ PERCIO’ IL MASSIMO DI NATURALEZZA E SALUBRITA’ CHE SI PUO AVERE.

Vigneto uva nera
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